170° ANNIVERSARIO: GARIBALDI E LA “BATTAGLIA DI PALESTRINA”

170° ANNIVERSARIO: GARIBALDI E LA “BATTAGLIA DI PALESTRINA”

9 Maggio 2019 4 Di angelo

Il 9 maggio 1849 ebbe luogo la “battaglia di Palestrina” tra le truppe borboniche di Ferdinando II e quelle della Repubblica Romana, guidate dal generale Giuseppe Garibaldi.

La Repubblica Romana fu proclamata il 9 febbraio 1849 da un’Assemblea Costituente, dopo che la situazione politica a Roma era precipitata per l’uccisione di Pellegrino Rossi, Capo del Governo, e la conseguente fuga a Gaeta, nel novembre 1848, del Papa che aveva negato l’appoggio politico a Carlo Alberto dopo la prima guerra d’Indipendenza. Subito dopo, però, Austriaci, Spagnoli, Francesi e Napoletani avevano accolto l’appello del Papa, decisi a reintegrarlo sul trono.

I Francesi, sbarcati il 25 aprile a Civitavecchia, furono i primi a marciare su Roma da nord, mentre da sud il generale borbonico Winspeare, a capo di dodicimila uomini e cinquantadue cannoni, il 29 aprile attraversò il confine dello stato Pontificio nei pressi di Terracina. Garibaldi il 30 aprile difese le mura gianicolensi a Roma contro le truppe francesi del generale Oudinot riuscendo a respingerle; il Generale era deciso ad inseguirle ma Giuseppe Mazzini, che insieme a Carlo Armellini e Aurelio Saffi formava il triumvirato che governava la Repubblica Romana, lo fece desistere e lo spinse, invece, a dirigersi su Palestrina per fermare l’avanzata delle truppe borboniche che si erano attestate tra Velletri e Montefortino (l’odierna Artena).

L’8 maggio Garibaldi, insieme ai bersaglieri di Luciano Manara, occupò la città di Palestrina, alloggiando i circa 2500 uomini nei conventi e nelle case private.  Il giorno successivo, Garibaldi affrontò le truppe nemiche borboniche – composte da due reggimenti di fanti ed uno squadrone di cavalleria – che si avvicinavano alla città nelle campagne sotto Porta del Sole. Garibaldi, famoso per la rapidità delle sue decisioni tattiche, lanciò all’assalto del nemico quattro compagnie di volontari. Benché superiori di numero, i napoletani riuscirono soltanto a far indietreggiare i garibaldini fin sotto le mura della città. Il combattimento durò circa tre ore e alla fine i garibaldini ebbero la meglio; i borbonici, sconfitti, dovettero ritirarsi a Montefortino, dopo aver lasciato sul campo circa cento morti contro i soli dieci dei patrioti ed una ventina di feriti.

Il Bollettino Ufficiale del 9 maggio, firmato dal Capo di Stato Maggiore D’Averio, comunicava testualmente: “Vittoria completa! Fugato interamente il nemico, forte di mille uomini: abbiamo preso tre pezzi di artiglieria, due rotti, uno buono. Palestrina è illuminata”.

Il 17 settembre 1882, alcuni mesi dopo la morte di Garibaldi, i prenestini vollero ricordare l’eroe e la vittoria di Palestrina con una lapide che affissero sul Palazzo della Cancelleria del Governo in cui il Generale ed il suo Stato Maggiore era stato ospitato; a lui fu anche dedicata la piazza in cui era il Palazzo.

La “battaglia di Palestrina” è ricordata anche in diversi quadri ed incisioni.

Angelo Pinci

N.B. la litografia raffigurante il Combattimento di Palestrina è tratta da Balbiani A., “Storia illustrata della vita di G. Garibaldi”, Milano 1860.