CARLO FEA E IL VIAGGIO DA ROMA A PALESTRINA DI 200 ANNI FA

CARLO FEA E IL VIAGGIO DA ROMA A PALESTRINA DI 200 ANNI FA

21 Ottobre 2023 0 Di angelo

Carlo Fea (1753-1836) fu annoverato tra gli avvocati della Curia romana, ma, essendo ben presto attirato dalla passione per le antichità, non esercitò a lungo la professione. Nel 1781 fu ordinato sacerdote; in seguito, fu Commissario delle antichità, presidente del Museo Capitolino, bibliotecario della Chigiana e socio ordinario dell’Accademia Archeologica. Fu autore di numerosi studi a carattere archeologico incentrati sulle antichità di Roma e dei dintorni. E, alla luce delle continue scoperte archeologiche che si susseguivano negli scavi sia in città che nei paesi del circondario, nel 1820 pubblicata da Angiolo Bonelli, uscì in tre volumi, una “Nuova descrizione di Roma antica e moderna e de’ suoi contorni”, arricchita da molte incisioni.

Voglio riportare, di seguito, il capitolo (pp. 687-691) relativo al “Viaggio da Roma a Palestrina” che Fea fece, con la puntuale descrizione dei monumenti che incontrò:

«Si esce in oggi da Roma per la porta Maggiore, che già si disse essere stata costruita sulla via Labicana, coll’ornare due archi dell’aquedotto fatto da Claudio per le acque Aniene Nuovo, e Claudia, che in questo sito, denominato ad spem veterem aveva il suo passaggio, e dove si vede la diramazione, che qui si faceva di una porzione dell’acqua Claudia, che per gli archi Neroniani passava all’alto del Celio, onde questi archi Neroniani, si trovano da Settimio, e Caracalla chiamati Celimontani.

La Via, sopra la quale resta la Porta, fu prima di Aureliano la Labicana, Via che aveva il suo principio, assai più indentro alla porta Esquilina di Servio, alla quale principiava ancora la Via Prenestina, Labicana a porta quidem Esquilina incipiens, a qua et Praenestina. Nel dilatamento delle mura Aureliano la denominò Sessoriana, restando presso al Sessorio. Nel 403 Arcadio ed Onorio nel ristauro delle porte imitarono Servio principiando a questa Porta Maggiore anche la Via Prenestina, e questa Via come più celebre e di maggior uso dette il nome alla Porta di Prenestina; mentre la Via Labicana non portando che a Labico, città distrutta fin dal tempo di Strabone poco interessava: Cum autem Labico vetusto sane oppido, caeterum disjecto et in sublimi sito, propinquat etc. e questa è la ragione, che non si trova mai nominata la porta Labicana in alcun scrittore, e al contrario spesso si fa menzione della porta Prenestina.

Uscendosi da questa porta nella via a destra, che è la Labicana si passa poco dopo avanti una vigna, la quale sta lungo li condotti, ed ha in sè l’ingresso al Cimiterio di s. Castolo, fatto con gran magnificenza, essendovi fino a 7 e 8 ordini di loculi pe’ cadaveri, e vedendovisi ancora pitture del Secolo IV sufficientemente conservate. Passate le due miglia si trova su la via Tor Pignattara, o siano gli avanzi della Basilica de’santi Marcellino Prete, e Pietro Esorcista, costruita da Costantino, e del Mausoleo di s. Elena madre dello stesso, che vi fu sepolta in un’urna di porfido, trasportata poi a s. Giovanni; ed ora esistente al Museo, Constantinus fecit Basilicam B. Marcellino presbytero, et Petro exorcistae, inter duas lauros, et Mausoleum ubi beatissima mater ipsius sepulta est Helena Augusta in sarcophago porphyretico, via Lavicana, miliario ab urbe Roma tertio: cosi Anastasio. Ed anche qui vi è il Cimiterio di questi santi. Qui vicine si vedono nella campagna alcune rovine chiamate volgarmente Centocelle, che si credono una città fondata da s. Elena, detta Subaugusta e Augusta Helena, che aveva ancora il suo Vescovo.

Seguitando il viaggio si trova Torrenova alla destra, ove il Principe Borghese ha Palazzo, Chiesa, e Giardini con Fontana; in una gran tenuta; e prendendo il camino a sinistra si va perla strada, che conduce a Palestrina, ove prima s’incontra l’antico Lago Gabino, detto in oggi Pantano, Burano, e di Castiglione, presso del quale fu l’antico Gabii, dove furono trovati nel 1702, dal Pittore Hamilton tutti i monumenti, che composero il Museo Gabino Borghese. Quindi alle 23 miglia si giugne a Palestrina; l’antica Praeneste, che altri dicono essere stata fondata da Preneste figlio di Latino, nipote di Ulisse; altri la fanno colonia di Latino Silvio, figlio di Enea Silvio, da cui i primi Latini presero il nome loro. Strabone la dice città Greca chiamata Polystephanum, cioè delle molte corone, e Virgilio la fa fondata da Cecolo figlio di Vulcano, prima dell’incendio di Troja. Diversità di opinioni, che provano la sua remotissima antichità. Questa città fu fedele ai Romani, non volendo ricevere Annibale, venuto contro di Roma; ma essendovisi rifugiato il figlio di Mario fu presa da Silla, che uccise tutti i cittadini; e così la fortezza delle mura, e della situazione, che alle altre città serve di salute, a lei servì di rovina. Oltre la salubrità dell’aria, e l’amenità della situazione, che la resero luogo di delizie a molti Imperatori, e personaggi Romani, questa città fu celebre pel Tempio della Fortuna, a cui concorrevano per gli oracoli; era tale la magnificenza di questo Tempio, che Cameade, filosofo Ateniese, nel vederlo l’anno 602. di Roma, disse di non aver veduto mai Fortuna più fortunata di questa. Ebbe fra le altre cose questo Tempio un pavimento di mosaico, fattovi da Siila, che fu il primo lavoro di quel genere. Qui fu trovato il famoso mosaico della Casa Barberini; ed un altro, che è in oggi al Museo Vaticano; e a’ nostri giorni di quà è sortito il bell’Antinoo del Palazzo Braschi. Oltre alcune sostruzioni, dette Ciclopee, e le rovine del Tempio vi sono da vedere i creduti avanzi di una Villa di Augusto, dell’altre di Antonino Pio, di Centronio, e di Cilone. Distrutta finalmente Palestrina nel 1432 dal cardinal Vitelleschi, mandatovi da Eugenio IV, e cominciata altrove nuova fabrica, si tornò finalmente a stabilirla sull’antico tempio, ove è al presente.

Partendo di quà si può andare alla Colonna, terra de’ Rospigliosi, distante sei miglia, e che fu già l’antico Labico, Lavicum, come fu dimostrato dal Fabretti; per le lapidi ivi trovate. Presso di essa è il Lago Regillo, vicino a Monte Falcone, lago celebre per la battaglia, nella quale Furono disfatti i Latini co’ Tarquinj dal Dittatore A. Postumio. Qui ancora è la sorgente dell’Acqua Felice, che Sisto V fece condurre a Roma alla Fontana di Termini il dì 15. Giugno 1587 per un aquedotto, che ha 20. in 22. miglia di lunghezza».

Fea si occupò di Palestrina anche in altre pubblicazioni, in particolare del mosaico Barberini; L’Egitto conquistato dall’imperatore Cesare Ottaviano Augusto sopra Cleopatra e M. Antonio rappresentato nel celebre Mosaico di Palestrina é il titolo di una dissertazione letta all’Accademia Archeologica Romana il 10 gennaio 1828, che pubblicò nello stesso anno ed anche in “Miscellanea filologica, critica e antiquaria che contiene specialmente notizie di scavi di antichità” (1836). In essa, Fea ripercorre le vicende storiche del mosaico e le varie interpretazioni dategli da Suarez, Kircher, Montfaucon, Ciampini, Polignac, Volpi ecc., rigettandole tutte.

All’articolo sono allegate due tavole in rame: nella prima é riprodotto il mosaico intero, nella seconda una pianta del Tempio della Fortuna “secondo le più accurate ricerche architettoniche del Sig. Costantino Thon”, architetto pensionato russo.